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Intervista alla Dott.ssa Gabriella De Benedetta - Psicologo-Psicoterapeuta UOSC Ematologia Oncologica Istituto Nazionale Tumori Fondazione IRCCS Pascale, Napoli.
“Parola d’ordine: semplicità”
Relazione con il/la partner e coinvolgimento nel percorso di cura: quando farlo?
Quando una paziente ha una relazione di coppia è inevitabile che l'impatto della diagnosi investa anche il/la partner.
Sarebbe, dunque, opportuno coinvolgerlo/a dal primo momento facendolo/a partecipare al colloquio di diagnosi che
precede l'inizio del trattamento.
Se la coppia riceve insieme le informazioni sulla diagnosi, sul trattamento e sui relativi effetti collaterali sarà facilitata
nel continuare a comunicare con naturalezza su questi temi e sulle difficoltà da affrontare sia sul piano pratico che
su quello emotivo.
La malattia può essere l'occasione per aprire un dialogo diverso nella coppia, perché rimette in discussione tutto, la
propria vita, la prospettiva sul futuro, la relazione sentimentale e anche la sessualità.
Rompe la routine, le abitudini di coppia, i gesti, gli sguardi, tutto diventa diverso ed è necessario, quindi, ricostruire
un nuovo equilibrio, che potrebbe addirittura essere migliore di quello che c’era prima, per esempio se consente di
affrontare argomenti che in precedenza erano tabù. In alcune coppie la comunicazione non è totalmente libera,
soprattutto riguardo la sessualità, la si pratica ma non se ne parla.
Considerando che le terapie atte a curare il tumore al seno possono avere degli effetti collaterali che incidono
notevolmente e negativamente sulla vita sessuale delle pazienti, è fondamentale che ne siano informate, al pari di
tutti gli altri possibili effetti collaterali, durante il colloquio con il medico. Ciò consentirà, sia alla paziente che al/alla
partner, di discernere tra difficoltà fisiche ed emotive per poter trovare un accomodamento, sia pur momentaneo,
che risponda ai bisogni di entrambi.
Non mi sento più attraente, desiderabile, mi vergogno di farmi vedere, non mi sento di avere rapporti sessuali. Come faccio a parlarne al mio/alla mia partner?
La risposta è molto semplice: come si parla di tutto il resto. Non aver voglia di avere rapporti sessuali non è una
colpa o una fragilità da nascondere ed è preferibile parlarne con il/la partner, rendendo chiaro ciò che si desidera o
non si desidera.
Le situazioni possono essere molto varie, si può avere il desiderio di intimità e vicinanza fisica ma non del rapporto
sessuale, oppure si vorrebbe ma non ci si sente attraenti e desiderabili. Comunicare con semplicità sui cambiamenti
che stanno accadendo aiuterà molto anche l’altro, togliendolo dall'imbarazzo e dalla paura di sbagliare approccio.
Inoltre, avrà la possibilità di sostenere la paziente anche nell'elaborazione dei cambiamenti corporei, rendendo
manifesto che il suo valore non risiede in una parte del corpo (capelli, seno o altro) ma è molto di più.
Può succedere anche che non si voglia più vivere la sessualità come prima della diagnosi, che quello che piaceva non
piaccia più o che non si sia più disposti a rinunciare a dei desideri mai espressi.
È un rinnovamento che richiede un percorso di coppia, per liberarsi da quelle sovrastrutture che imbrigliano in
schemi rigidi e che impediscono alla fantasia di manifestarsi.
La chiave è sempre la comunicazione, diretta e semplice.
I contenuti di questo Sito Web sono di natura puramente informativa.
È opportuno consultare sempre un medico prima di prendere qualunque decisione circa il proprio stile di vita.
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