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Emergenza resistenza agli antibiotici 

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5 DUBBI DA SCIOGLIERE

Gli antibiotici sono una delle rivoluzioni più importanti nella storia non solo della Medicina, ma dell’Umanità. Hanno permesso lo sviluppo della medicina moderna, contribuendo alla riduzione dei tassi di mortalità ed al raddoppio dell'aspettativa di vita.1
Questa grande conquista della Scienza oggi è minacciata dal fenomeno di resistenza antimicrobica (AMR)2, ovvero la capacità dei microrganismi di diventare sempre più resistenti a un antimicrobico a cui erano precedentemente sensibili. L'AMR è un fenomeno naturale, causato dalla selezione naturale e dalla mutazione genetica, ma è favorito e accelerato dai nostri comportamenti e da procedure non adeguate in ambito ospedaliero e veterinario.   
La corretta gestione degli antimicrobici, insieme alle vaccinazioni, è essenziale nella lotta all’AMR e nella riduzione dell’impatto delle malattie infettive. Ma serve l’impegno di tutti nel quadro di un approccio OneHealth che tenga conto di tutte le dimensioni del problema e delle loro correlazioni con l’ecosistema.

 

Scenari di una (potenziale) catastrofe

di Letizia Gabaglio
Giornalista, Galileo servizi editoriali

Titolo articolo

di Letizia Gabaglio

Un disastro annunciato, che a velocità inaspettata sta diventando realtà. È quello causato dalla resistenza agli antimicrobici che alcuni patogeni hanno acquisito nel corso degli ultimi decenni. Gli esperti la chiamano antimicrobico-resistenza (AMR), della quale l'antibiotico-resistenza, la capacità che alcuni batteri hanno di sfuggire all'azione di farmaci sviluppati per combatterli, gli antibiotici, rappresenta la componente più importante. Risultato: oltre 35.000 morti ogni anno in Europa3, con un impatto sulla salute paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV/AIDS messi insieme. 
 

35.000+

vittime l'anno
in Unione Europea,
Islanda, Norvegia3

Oltre il 70%

dei casi di AMR
associati all'assistenza
sanitaria3

Circa il 50%

 l'aumento dei decessi
dovuti a Klebsiella P.
e Acinetobacter resistenti3

Uno scenario che era stato previsto già qualche decennio fa, quando gli esperti avevano individuato nel 20504 la data in cui il fenomeno della resistenza dei batteri agli antibiotici sarebbe diventata la causa principale di morte nel mondo. Ma ora i dati più recenti mostrano che la situazione sta precipitando: in Europa l'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) registra un aumento significativo nel numero di infezioni e di decessi attribuibili alla resistenza agli antibiotici che ormai interessa quasi tutti i batteri e le classi di antibiotici, soprattutto in ambito sanitario. Si stima infatti che circa il 70% dei casi di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici siano infezioni associate all’assistenza sanitaria: ci si ammala, cioè, durante la degenza ospedaliera. 

Il Rapporto O’Neill sulle conseguenze dell'inazione

Decessi annui attribuibili alla resistenza antimicrobica
rispetto alle altre principali cause di morte

Stima dei decessi annuali attribuibili alla resistenza antimicrobica entro il 2050

Antimicrobial Resistance: Tackling a crisis for the health and wealth of nations. January 2016.
Disponibile all'indirizzo: http://amr-review.org/sites/default/files/Tackling%20drug-resistant%20infections%20-%20An%20overview%20of%20our%20work_LR_NOCROPS.pdf (ultimo accesso il 14 novembre 2023).

“Una situazione di cui gli italiani dovrebbero essere particolarmente preoccupati, visto che da soli facciamo registrare un terzo delle morti europee”, sottolinea Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico-resistenza (Onsar). “Gli ultimi dati ci dicono che in Italia ben 11.000 decessi all’anno sono causati dalla resistenza agli antibiotici e che nel 2050 potrebbero diventare 450.000 con un impatto economico per il Servizio Sanitario Nazionale di 1,3 miliardi di euro”.

Il Ministero della Salute ha definito quella dell’antimicrobico-resistenza una pandemia silente5. Un’immagine quanto mai efficace visto che proprio la pandemia di COVID‐19 ha riportato al centro dell’attenzione la vulnerabilità globale della nostra società di fronte alle malattie infettive. 

Per cercare di correre ai ripari, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato a inizio 2023 il nuovo Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza (Pncar) 2022-20256: un documento che descrive le linee strategiche e le indicazioni operative per fronteggiare l’emergenza. L’Italia è tra le nazioni europee con il più alto consumo di antibiotici: +10% rispetto alla media europea in ambito umano, +50% in ambito animale. 

Cosa accadrebbe se gli antibiotici perdessero la loro efficacia?7

  • Potrebbe non essere più possibile trattare infezioni serie come la polmonite o la tubercolosi

  • Potrebbe essere troppo rischioso eseguire molte procedure mediche, per il pericolo di infezione durante l'ospedalizzazione a causa di un patogeno resistente a più farmaci

  • Infezioni minori e lesioni potrebbero mettere a rischio la vita

  • Viaggiare potrebbe diventare troppo rischioso, con un impatto sul commercio globale

  • Entro il 2050, il PIL globale potrebbe diminuire del 3,8% e 28,3 milioni di persone potrebbero cadere in povertà

Un problema di tutto l’ecosistema

Nel corso degli ultimi decenni, i batteri sono diventati sempre più resistenti e questa loro caratteristica si è diffusa fra le specie a seguito di un uso poco consapevole degli antibiotici a tutti i livelli. Negli umani, spesso vengono prescritti anche in caso di infezioni causate da virus o sono assunti dai pazienti in maniera non aderente alle prescrizioni. 
“I ceppi resistenti che così si generano nelle persone trovano un terreno fertile di diffusione soprattutto negli ospedali, nei reparti di terapia intensiva in primis, seguiti da quelli che ospitano pazienti che si sono sottoposti a chirurgia e le infezioni interessano soprattutto l’apparato respiratorio e quello urinario”, spiega Ricciardi. “Ma ormai qualsiasi intervento chirurgico è potenzialmente a rischio, anche quello più banale”. Dagli ospedali i ceppi resistenti ritornano a diffondersi nella popolazione generale dove incontrano quelli derivanti dall’uso poco attento degli antibiotici negli allevamenti di animali da reddito e nei campi coltivati. Da qui i ceppi resistenti arrivano sulle tavole e quindi nel nostro organismo. Un cerchio che si chiude e che amplifica il risultato. 

La presenza di batteri sempre più resistenti all’azione degli antibiotici è infatti un problema di tutto l’ecosistema, non solo degli umani o solamente degli altri animali: la salute umana è strettamente legata quella degli altri esseri viventi e in generale degli ecosistemi. Ecco perché a un problema globale è fondamentale rispondere con delle soluzioni omnicomprensive. È quello che fa la cosiddetta strategia OneHealth8, che considera la salute del pianeta come una cosa sola che comprende quella umana, animale, vegetale e dell’ecosistema. Un approccio ormai riconosciuto a livello internazionale come l’unico in grado di affrontare con successo i problemi derivanti dalla sempre maggiore antropizzazione degli ecosistemi a livello planetario. La crescente rilevanza dell’approccio OneHealth è testimoniata anche dagli obiettivi ambiziosi contenuti nel Green Deal europeo e nelle strategie politiche a essa associate (come la strategia Farm to Form, o quella sulla biodiversità). 

Ecco perché un approccio globale OneHealth, che mira a ridurre l’impatto umano sull’ambiente e a promuovere una maggiore sostenibilità dei sistemi alimentari, aumentando la sicurezza e l’accessibilità del cibo e dell’acqua, può ridurre anche l’incidenza e i costi sociali delle epidemie o addirittura prevenirne l’insorgenza, compresa quella silente rappresentata dall’antimicrobico-resistenza.



L'Antimicrobial Stewardship: i principi

L’Antimicrobial stewardship9 è l’impegno a verificare e migliorare il modo in cui gli antimicrobici, tra cui gli antibiotici, sono prescritti dai medici e utilizzati dai pazienti con l’obiettivo di frenare la diffusione della resistenza antimicrobica (AMR). Il principio della AMS è che i pazienti ricevano gli antinfettivi corretti, secondo linee guida e medicina basata sulle evidenze (EBM), solo se necessario e per la giusta durata.
Aspetti fondamentali della antimicrobial stewardship sono un uso responsabile degli antinfettivi in tutti gli ambienti sanitari, la sorveglianza, la prevenzione delle infezioni, anche attraverso le vaccinazione, la diagnostica, la comprensione da parte degli operatori sanitari delle indicazioni riportate sul foglietto dei farmaci antinfettivi, l’aggiornamento dei materiali informativi e di marketing dei farmaci per segnalare i trend emergenti in materia di resistenze e linee guida di trattamento per gli operatori sanitari.

Migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni10

Promuovere un approccio interdisciplinare10

Educare il personale sanitario10

Sostenere la sorveglianza di AMR, infezioni ospedaliere, uso degli antibiotici10

Rimodulare la terapia sulla base dei risultati delle colture10

Usare gli antibiotici per la minor durata suggerita dalle evidenze scientifiche10

Prescrivere gli antibiotici solo se strettamente necessari10

Prescrivere antibiotici appropriati, a dosaggi adeguati10

Controllare la fonte dell'infezione10


I costi dell’AMR

La resistenza dei patogeni agli antimicrobici provoca infezioni che non si riescono a debellare o che sono difficili da curare portando quindi a decessi o comunque a lunghi tempi di degenza. 

“Le analisi più recenti in questo campo hanno dimostrato che le infezioni correlate all’assistenza – che sono quelle che maggiormente risentono del fenomeno della resistenza agli antibiotici - generano costi pari a 800-900 milioni di euro all’anno associati alle giornate di ospedalizzazione necessarie per curare il paziente”, spiega Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Politica e Economia Sanitaria all’Università di Roma "Tor Vergata”. “A questi dobbiamo aggiungere i costi che derivano dalla perdita di produttività delle persone che devono affrontare un’infezione resistente, per un totale di oltre 1 miliardo di euro all’anno”. Un uso appropriato degli antibiotici ridurrebbe questo enorme impatto economico.

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La strategia migliore per affrontare il problema della eccessiva ed errata prescrizione degli antibiotici è denominata “antibiotic stewardship”, un accompagnamento all’uso consapevole di questi medicinali che coinvolge i medici e le strutture sanitarie. “Dove questa strategia viene usata vediamo che migliora l’appropriatezza prescrittiva, si eliminano gli sprechi, si riducono la mortalità e i tempi di ospedalizzazione”, continua Mennini. Peccato che in Italia le strutture sanitarie che si sono dotate di un piano di questo genere e che stanno ottenendo risultati concreti in termini di risparmio e appropriatezza si contano sulle dita di una mano. 

I nemici più insidiosi

Ma quali sono i batteri che fanno più paura? Ci sono 6 patogeni che da soli sono responsabili di oltre il 75% dei decessi a livello mondiale: Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Streptococcus pneumoniae, Acinetobacter baumannii e Pseudomonas aeruginosa. In Europa i dati di sorveglianza dell’ECDC indicano come l’ascesa più preoccupante nel periodo 2020-2021 sia quella dell’A. baumanii.11

Antibiotici e Mortalità nella Storia


Adattato da IDSA Position Paper. Clin Infect Dis 2011;52 Suppl 5:S397–428 e dalla presentazione di David M Livermore all'ACE meeting di Vienna, Austria, 15 febbraio 2019.


Si tratta per lo più di casi individuati nelle terapie intensive. I ceppi sono risultati resistenti anche ai carbapenemi, antibiotici ad ampio spettro, efficaci anche contro batteri che si sono dimostrati in grado di resistere a numerosi altri antibiotici.  All'aumento di questi batteri resistenti ha contribuito anche la pandemia di COVID-19, quando le terapie intensive sono state messe particolarmente sotto pressione e sono aumentate procedure, come le intubazioni, che favoriscono la diffusione di infezioni e aumentano così la probabilità di sviluppare delle resistenze. Ma l'aumento, fanno notare gli esperti dell'ECDC, era iniziato ancora prima del 2019 e quindi ha radici più profonde. I dati evidenziano anche la presenza di ceppi K. pneumoniae ed E.coli resistenti alle cefalosporine di terza generazione e appunto ai carbapenemi.12

I dati che riguardano l’Italia confermano l’ascesa dei ceppi resistenti di A. baumanii, ma se guardiamo anche i batteri per cui l’Italia fa registrare un calo di resistenze ci accorgiamo che si tratta di valori che sono comunque al di sopra della media europea12. Nel caso dell’E. coli, per esempio, i ceppi resistenti alle aminopenicilline sono in calo nel 2021 rispetto al 2020 e si attestano al 58,9% che comunque è ben al di sopra del 53,1% della media europea.12 E così anche per K. pneumoniae, per P. aeruginosa, S. aureus. Quest’ultimo è in calo ma la percentuale di ceppi resistenti è comunque doppia rispetto alla media europea.12

La ricerca di nuovi anti-infettivi 

Negli ultimi cinque anni sono stati approvati negli Usa e in Europa poco più di una decina di nuovi antibiotici. Si tratta nella maggior parte dei casi di molecole che appartengono alle classi già esistenti, per le quali si sono già sviluppati dei meccanismi di resistenza o si pensa si svilupperanno nei prossimi anni.13

Per cercare di aumentare l’efficacia clinica delle molecole allo studio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito alcuni criteri di innovazione che dovrebbero essere perseguiti e che potrebbero essere legati a incentivi: assenza di resistenza crociata nota, nuovo sito di legame, modalità di azione e/o classe. Sono solo pochi, però, gli antibiotici presenti nelle pipeline che al momento soddisfano questi criteri.14

Il tasso di innovazione degli antinfettivi rischia di non tenere il passo dei batteri resistenti. Negli ultimi 40 anni non è stata scoperta alcuna nuova classe di antibiotici e attualmente sono solo 40-50 gli antibiotici in fase di sviluppo clinico.
Pfizer è impegnata nella ricerca e sviluppo di nuovi antibiotici, antinfettivi e vaccini per aiutare a prevenire e curare le infezioni causate da agenti patogeni resistenti.
Inoltre, ha stanziato 100 milioni di dollari a favore dell’AMR Action Fund, una collaborazione innovativa di oltre 20 aziende farmaceutiche, banche di sviluppo, organizzazioni multilaterali e altri partner, per portare da due a quattro nuovi antibiotici ai pazienti entro il 2030.
Ma gli ostacoli per rendere disponibili nuovi antibiotici sono numerosi: costi di sviluppo elevati, alto rischio di fallimento, lunghi tempi per la ricerca e la sperimentazione.
A fronte di tutto manca un sistema di incentivi che incoraggino le aziende farmaceutiche a investire in ricerca e sviluppo. Per raggiungere un livello di investimenti adeguato, servirebbe un mix di incentivi e nuovi modelli di rimborso che riconoscano meglio il valore degli antimicrobici per la salute pubblica, favoriscano ulteriori e sostanziali investimenti in ricerca e sviluppo e potenzino così la nostra capacità di combattere la resistenza antimicrobica.

Il valore dei vaccini

Per avere ragione del fenomeno dell’antimicrobico-resistenza bisogna unire le forze, anche sul fronte dei presidi medici. Non solo promuovere un uso più consapevole dei medicinali, negli umani e negli altri animali, una maggiore appropriatezza prescrittiva, una ricerca mirata e innovativa, ma anche usare gli strumenti che già si hanno in modo da limitare la circolazione dei patogeni, compresi quelli resistenti. Ecco perché l’OMS considera i vaccini uno dei pilastri per combattere l’AMR.

“In realtà sono diversi i modi in cui i vaccini contribuiscono alla lotta all’AMR”, spiega Paolo Bonanni, Professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze. “In primis prevenendo una possibile infezione da batteri resistenti e quindi anche limitando l’uso di antibiotici che a sua volta può facilitare lo sviluppo delle resistenze”.

“Anche i vaccini contro i virus possono contribuire, nonostante prendano di mira dei patogeni diversi. Se prendiamo i vaccini contro l’influenza, per esempio, capiamo come questo sia possibile. Spesso, infatti, anche in presenza di un’infezione virale vengono prescritti antibiotici e questa è una delle occasioni in cui, non solo diamo un farmaco che non serve, ma possiamo generare resistenza. Chi si vaccina contro l’influenza, in più, anche se si infetta avrà una malattia più lieve e quindi meno probabilmente svilupperà le cosiddette sovrainfezioni – quelle sì batteriche – per le quali dovrà curarsi con antibiotici. Anche in questo caso quindi stiamo risparmiando occasioni di possibile generazione di resistenza”, spiega ancora Bonanni. Una protezione che potrebbe essere declinata anche sul fronte zootecnico, vaccinando gli animali in modo che siano protetti dalle malattie che richiedono poi antibiotici per essere curate. Sul fronte della ricerca, infine, sono allo studio dei vaccini contro patogeni che colpiscono in maniera severa in ambito ospedaliero soprattutto pazienti immunodepressi o fragili, come lo S. aureus o il C. difficile.
“Se vogliamo affrontare davvero il problema dell’AMR dobbiamo fare uno sforzo strutturale, che deve coinvolgere tutti - politici, cittadini, professionisti della sanità umana e veterinaria - perché nessuno da solo è in grado di risolvere il problema”, conclude Bonanni.


Antibiotico-resistenza: cosa possono fare i cittadini?15

  • Assumere gli antibiotici solo dietro prescrizione medica

  • Assumere le dosi prescritte, senza eccedere o ridurre autonomamente il dosaggio, e non interrompere la cura prima del tempo indicato dal medico

  • Se avanzano delle dosi di antibiotico, queste non vanno assunte senza aver consultato prima il medico, neanche in caso di sintomatologia apparentemente uguale alla precedente

  • Le dosi avanzate, ormai scadute, vanno eliminate in maniera opportuna. In questo caso bisogna rivolgersi al farmacista. Provvederà lui al corretto smaltimento o ci informerà su come fare

1. Adedeji WA. THE TREASURE CALLED ANTIBIOTICS. Ann Ib Postgrad Med. 2016 Dec;14(2):56-57
2. https://www.who.int/health-topics/antimicrobial-resistance
3. ECDC - European Centre for Disease Prevention and Control https://www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/Health-burden-infections-antibiotic-resistant-bacteria.pdf
4. Marlieke E. A. de Kraker et al., Will 10 Million People Die a Year due to Antimicrobial Resistance by 2050?
5. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3294_allegato.pdf
6. https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/pncar-2022
7. Jonas,Olga B et al, Drug-resistant infections : a threat to our economic future (Vol. 2) : final report (English). HNP/Agriculture Global Antimicrobial Resistance Initiative Washington, D.C. : World Bank Group, http://documents.worldbank.org/curated/en/323311493396993758/final-report
8. https://www.salute.gov.it/portale/antibioticoresistenza/dettaglioFaqAntibioticoResistenza.jsp?lingua=italiano&id=219
9. https://www.who.int/europe/activities/promoting-antimicrobial-stewardship-to-tackle-antimicrobial-resistance
10. World Health Organization. Antimicrobial stewardship interventions: a practical guide. 2021

11. Antimicrobial Resistance Collaborators. Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis. Lancet. 2022 Feb 12;399(10325):629-655.
12. ECDC, Antimicrobial resistance surveillaince in Europe 2023-2021 data. Anno 2023.
13. European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID 2023, Copenhagen, 15-18 April) press release. Not enough new antibiotics in the pipeline, concludes WHO review – especially those targeting deadly drug-resistant microbes. European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases. 15 March 2023
 14. https://www.who.int/publications/i/item/9789240047655
15. https://www.salute.gov.it/portale/antibioticoresistenza/dettaglioContenutiAntibioticoResistenza.jsp?lingua=italiano&id=5284&area=antibiotico-resistenza&menu=vuoto&tab=2

Antimicrobico resistenza: l’impegno di Pfizer


Pfizer, che tra le aziende farmaceutiche ha una delle offerte più ampie e diversificate di farmaci anti-infettivi, è impegnata a collaborare con istituzioni e comunità scientifica per contrastare il fenomeno dell' Antibiotico-Resistenza attraverso:

Educazione all’uso corretto degli antibiotici, per garantire che i pazienti ricevano l'antibiotico corretto solo se necessario e per la giusta durata

Strumenti di sorveglianza microbiologica innovativi, per aiutare i medici a capire meglio gli attuali profili di resistenza

Leadership nelle politiche globali, per facilitare lo sviluppo di anti-infettivi, il loro uso corretto, garantire la disponibilità di farmaci e vaccini e favorirne l’accesso

Ampliamento dell’offerta di farmaci e vaccini, per contribuire a trattare e prevenire infezioni gravi nel mondo

Processi produttivi responsabili, per ridurre al minimo l'impatto sulla salute umana e sull'ambiente.

STRATEGIA PFIZER

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Approfondimento

Livio Giugliuto / Istituto Piepoli

Approfondimento

Andrea Fasano

Approfondimento

Luigi Scavone

Approfondimento


I numeri dell’impegno di Pfizer

 

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