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Il valore di una diagnosi precoce

C. Ortega - Direttore S.O.C. di oncologia dell’ASL CN2 Alba-Bra, Ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno
R. Sabbatini - Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, AOU Policlinico di Modena

Il carcinoma prostatico è il tumore più frequente tra gli uomini, in particolare nei Paesi occidentali, dove rappresenta il 19,8% di tutti i tumori maschili.1 Nel 2023, in Italia, sono state stimate circa 41.100 nuove diagnosi.1 La maggiore incidenza mostrata negli ultimi anni è probabilmente dovuta alla migliore capacità di diagnosticarlo precocemente, grazie agli esami diagnostici ad oggi disponibili.1 Ed è proprio grazie alla diagnosi precoce e alle strategie di trattamento attualmente disponibili che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di ben il 91%.1

Fattori di rischio

Il tumore della prostata colpisce principalmente gli uomini tra i 45 e i 60 anni.2 Oltre l’età, altri fattori di rischio sono l’etnia, l’obesità, fattori ambientali o legati allo stile di vita e una storia familiare per lo stesso tumore.2 Gli uomini con parenti stretti che hanno ricevuto una diagnosi di tumore della prostata corrono, infatti, un rischio del 50% maggiore di sviluppare la malattia rispetto agli uomini senza una storia familiare.2 Oggi sappiamo che i fattori genetici giocano un ruolo importante nell’insorgenza di questo tipo di tumore.2 Infatti, circa il 5,5% degli uomini affetti da tumore della prostata presenta mutazioni in specifici geni, che sono implicati nei processi di riparazione del DNA.2

Fattori di rischio

La diagnosi di tumore della prostata quando è già in stadio avanzato è uno dei principali fattori che portano a un aumento della mortalità. Per questo, la diagnosi precoce è fondamentale per identificare il tumore negli stadi iniziali e intervenire tempestivamente con le corrette strategie terapeutiche.2

Tra gli esami di controllo, soprattutto quando sono presenti
dei fattori di rischio, vi è l’esplorazione rettale digitale,
tramite la quale lo specialista urologo può valutare le
dimensioni della ghiandola prostatica e la presenza di
eventuali anomalie. Il test dell’antigene prostatico
specifico (PSA)
è stato per lungo tempo utilizzato come test
di screening del tumore della prostata. Il PSA è una
glicoproteina secreta dalla ghiandola prostatica, che si trova
nello sperma e nel circolo sanguigno.2 Nonostante offra la
possibilità di identificare la malattia con anticipo rispetto alla
comparsa dei sintomi, oggi si ricorre meno a questo test,
poiché i valori di PSA possono variare anche in condizioni
non patologiche o semplicemente con l’età, senza essere
indicativi della presenza di un tumore.3 Per questo, i risultati
di questo esame devono essere interpretati correttamente
dal medico, in base alla presenza di altre caratteristiche o
fattori di rischio.3

La diagnosi viene confermata attraverso una biopsia del
tessuto prostatico, tramite la quale è possibile raccogliere
piccoli campioni di tessuto da osservare al microscopio.2
Infine, altri test, come la risonanza magnetica nucleare
(RMN), l'ecografia transrettale (TRUS), la scintigrafia ossea, la
tomografia computerizzata (TC) e la tomografia a emissione
di positroni (PET-TC) possono essere utili per individuare
anomalie della ghiandola prostatica, che verranno
confermate tramite biopsia.2-3

Bibliografia
1. AIOM, I numeri del cancro in Italia, 2023
2. Sekhoacha M, Riet K, Motloung P, Gumenku L, Adegoke A, Mashele S. Prostate Cancer Review: Genetics, Diagnosis, Treatment Options, and Alternative Approaches. Molecules.
2022 Sep 5;27(17):5730.
3. Tumore della prostata, ISSalute, Istituto Superiore di Sanità, ultimo aggiornamento: 05 Ottobre 2020, data ultimo accesso 7 febbraio 2024


 

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